- Data di pubblicazione
- 09/05/2025
- Ultima modifica
- 09/05/2025
DUALISM
Nata a Bologna nel 2020, la Nādt Orchestra è formata da 8 musicisti giovani e talentuosi, uniti da una comunione d’intenti e di sensibilità e dalla volontà di costruire un linguaggio sonoro poliedrico e contemporaneo. La loro musica è un crocevia di stili e contaminazioni: un mix che combina il linguaggio del jazz ad elementi provenienti da tradizioni musicali diverse, dall’Africa al Centro America, fino al Medio Oriente, senza temere incursioni in territori elettronici. Sotto la spinta propulsiva del chitarrista Domenico Romano, nel corso di questi anni, la band ha provato e riarrangiato i brani che costituiscono il corpus del loro album d’esordio, Dualism.
Il nome del collettivo prende ispirazione dal termine sanscrito nādt che denota i canali sottili attraverso i quali scorre il prāṇa, l’energia vitale: non si tratta di entità fisiche come i nervi, ma piuttosto di una sorta di “circuito energetico” che, secondo la tradizione yogica, influenza la salute fisica, mentale e spirituale. Le opere sanscrite sullo Yoga affermano che nel corpo umano esistono quattordici nādt principali e centinaia di migliaia di nādt minori.
Dualism esce il 9 maggio per Locomotiv Records, fucina della scena indipendente musicale bolognese, che vanta nel suo roster la superband psichedelica I Hate My Village, il trio curdo-tunisino FusaiFusa e gli sperimentatori post-punk Korobu.
La Nādt Orchestra, guidata dalla produzione magistrale di Tommaso Colliva (Muse, Calibro 35), dà vita in Dualism a un universo sonoro ricco di contrasti e sfumature, dove melodie evocative, ritmi di matrice africana e sudamericana, suggestioni elettroniche si fondono in un’armonia sorprendente. Il produttore ligure, vincitore di un Grammy Award per Drones (Muse), ha dichiarato:
“Ci sono poche cose emozionanti come ascoltare nove esseri umani che interagiscono nella stessa stanza. Nello stesso momento. Una volta era la norma, ma oggigiorno sta diventando sempre più una cosa rara, un’eccezione, una magia. Questo disco è stato questo: provare a catturare la meraviglia creata da questi giovani musicisti che dialogano linguaggi affascinanti tra di loro.”
Dualism è un viaggio musicale ipnotico che esplora la dualità in tutte le sue forme, intrecciando luce e ombra, energia e malinconia, tradizione e innovazione. Ispirato dalla diversità dei background dei membri della band, mira a rompere i confini di genere e creare un paesaggio sonoro dinamico e distintivo. L’album invita a riflettere sulle complessità dell’esistenza umana, mostrando la disintegrazione e la rinascita delle idee tradizionali. Sottolinea l’equilibrio tra gli opposti, dove il dualismo non è un’opposizione, ma una condizione fondamentale della realtà. La title-track riassume inconfondibilmente questa idea di armonia e circolarità. Il sax ostinato in apertura, accompagnato da un intreccio di ottoni, introduce un’esplosione di archi che lascia spazio – in un secondo momento – ad un intermezzo riflessivo di pianoforte: questo apparente momento di calma prepara ad un ritorno dei protagonisti iniziali, che ripropongono il tema principale con ancora più forza e intensità.
Il disco si arricchisce della presenza di grandi nomi del jazz contemporaneo come Gianluca Petrella e Pasquale Mirra. In Koko, le percussioni di origine afrocubana dialogano con il trombone di Petrella, dando vita ad un crescendo dove l’emergere degli altri strumenti sposta di volta in volta l’attenzione sull’incedere ritmico o sugli interventi dell’ospite.
Il vibrafono di Mirra – accompagnato in Eggun da un altro ospite, il contrabbassista Alberto Brutti – contribuisce alla tensione sottile, quasi palpabile, che contraddistingue questa composizione e che gradualmente si impossessa del brano: il flusso free, riportato all’ordine dal richiamo costante e ipnotico dei tamburi Batá, evoca la potenza di una cerimonia rituale. Non mancano i momenti più giocosi e groove-centrici, come in Spiral e Elephant, nei quali la Nādt Orchestra distilla ritmiche magnetiche e linee melodiche travolgenti ed esplora territori sonori vicini al neo-afrobeat degli Ezra Collective e ai tropicalismi dei brasiliani Iconili. In Sewa, la voce prorompente della griotte burkinabé Kadi Coulibaly chiude l’album con note di gioia e di speranza: il testo, in lingua Bambara, illustra il significato profondo di questa parola che evoca un sentimento di felicità condivisa.
Pur mantenendo salde le radici nel solco della tradizione jazz, alla stregua di illustri contemporanei come Badbadnotgood e Alfa Mist, la formazione bolognese gioca con i linguaggi e i generi, sfuggendo alle facili catalogazioni. Dualism è un invito a immergersi nelle profondità dell’animo umano, a confrontarsi con le contraddizioni e a scoprire la bellezza e la possibilità di un nuovo equilibrio che si cela dietro ogni conflitto.
Nādt Orchestra:
Domenico Romano – guitar
Vincenzo Bosco – piano
Lorenzo Napoletani – bass
Yado Uzun – percussion
Francesco Guerra – drums
Federico Privitera – trumpet
Lorenzo Righetti – trumpet
Riccardo Dalle Vedove – trombone
Marco Porcelluzzi – alto/tenor saxophone
Il progetto riceve il sostegno della Regione Emilia-Romagna nell’ambito della legge musica L.R. 2/2018 ed il contributo di NUOVO IMAIE.