DUNGEON CLASH TOURNAMENT

PIPYA | Music is the best | 12/01/2024

Dungeon Clash Tournament è il nuovo album di PIPYA, uscito per per TROVAROBATO e distribuito da The Orchard.

PIPYA è vincitore di MITB 2022, premio grazie al quale ha firmato con l’attuale etichetta ed ha prodotto l’album.

Dungeon Clash Tournament è un progetto intermediale che unisce il mondo discografico a quello virtuale attraverso uno sviluppo musicale, visivo, software e in realtà virtuale.

I singoli infatti sono stati accompagnati da cover raffiguranti dei veri e propri “livelli”, in cui l’artista sfida l’ospite del pezzo come se si trovasse in un vero e proprio livello del gioco. E infatti i singoli sono stati pensati come parte di un processo di disco “in loading”, dove ogni pubblicazione è concepita come fosse la fase di caricamento e di avanzamento di quello che poi è l’album completo. Staccandosi quindi dalla classica forma “singoli pre album” ma volendo in qualche modo rappresentare un’ evoluzione del disco stesso dove anche l’ascoltare viene coinvolto nel “loading”.

I primi quattro livelli di Dungeon Clash Tournament sono:  Dark Room, Laku, Danny Is A Good Boy e Moodboard, il disco rappresenta un affresco vivo di suoni e immaginari attraverso cui PIPYA si relaziona con var* artist* della scena underground italiana ed europea.

L’obiettivo, o la sfida, che ha mosso la produzione di questo disco è di creare all’interno del confronto artistico nuove possibilità estetiche e musicali in contrasto e in dialogo tra loro.

Per farlo, l’artista e producer palermitano di stanza a Bologna ha scelto di farsi accompagnare da otto progetti che testimoniano il fermento culturale e musicale che si sta muovendo nel capoluogo emiliano (e non solo). Da artisti che guardano alla canzone e al pop come Rehlll e Rareș all’universo urban del rapper palermitano Dirt O’Malley, dalle sperimentazioni a cavallo fra hip-hop, urban ed elettronica d’avanguardia di So Beast, Guantanamo e Trrrmà, all’elettronica cupa del sound designer Nizaar, fino allo tsunami hyperpop della Jacuzzi Gang: in otto tracce, PIPYA si racconta come producer al servizio del dialogo e anche come musicista pronto allo scambio con interlocutori musicali capaci che non hanno paura di mescolare i propri fluidi sonori e di sfidare le proprie comfort-zone.

In questo senso, Dungeon Clash Tournament rappresenta il fresco ritratto di gruppo di una nuova scena che supera i confini bolognesi, accomunata da una grande conoscenza della materia musicale e dalla voglia di muoversi costantemente sopra e sotto le scene, contaminando le proprie sensibilità.

Da questa idea del confronto nasce quindi l’intuizione di aprire il disco Dungeon Clash Tournament a un concept videoludico, immaginando le varie collaborazioni (featuring) come “livelli” di un videogioco in cui i vari personaggi, diventati avatar digitali, si sfidano tra di loro.

Con piena ispirazione dal mondo dei videogiochi Arcade e della Pixel Art, ogni artista presente nell’album è stato ridisegnato e animato in 16-bit (o simili) con le proprie singolarità e abilità speciali inventate per l’occasione.

La dimensione di gaming ben rispecchia la libertà artistica di PIPYA, producer e musicista a tutto tondo. Dungeon Clash Tournament, infatti, attraversa diversi sottogeneri di musica elettronica con un’attitudine onirica che sembra raccontare un mondo sconvolto e surreale.

Un progetto affascinante e ricco di sorprese, arricchito da diverse tecniche di produzione, in cui la giustapposizione tra sonorità elettroniche ed elementi di composizione strumentale è la pillola magica per un viaggio multisensoriale attraverso masse sonore iperdense e stratificazioni complesse, senza però rinunciare all’impatto e alla chiarezza dell’ascolto.

Una ricerca che passa non solo per i featuring presenti ma anche per il coacervo di lingue utilizzate: italiano, inglese, croato, spagnolo, ma anche un dialetto siciliano arcaico e sperimentale.

Dungeon Clash Tournament è un progetto ambizioso e innovativo, che unisce musica, videogiochi e realtà virtuale in un’esperienza unica e coinvolgente. Un’opera che dimostra come l’arte possa essere un mezzo per esplorare nuovi mondi e nuove possibilità e che pone PIPYA come rappresentante autorevole di un modo libero, sincero e coraggioso di intendere la musica, senza prendersi mai troppo sul serio. Come in un videogioco.

L’ALBUM TRACCIA PER TRACCIA

MOODBOARD (lvl. 1) – feat. Rareș

Moodboard, ultimo estratto dell’album, è il risultato di uno scambio avvenuto tra Rareș e PIPYA. Pur camminando su linee diverse, i due condividono una formazione e un approccio elettronico alla musica e al suono, che si ritrova tra le righe di questo brano: sotto una scorza compatta si cela infatti un insieme di suoni che si confondono tra loro – voci, armonizzazioni, sintetizzatori, campioni elaborati – creando un substrato ondulatorio che gradualmente si trasforma. La voce di Rareș insegue la propria eco che si muove in maniera imprevedibile creando variazioni microtonali e stratificazioni armoniche, mentre la produzione e l’arrangiamento di PIPYA costruiscono una narrazione fatta di anticipazioni, svuotamenti e ritorni. Il testo segue, come la voce, un linguaggio magico fatto di associazioni e parole che sfumano all’ascolto tra diversi significati, proponendo delle frasi oniriche e lucide allo stesso tempo.

DANNY IS A GOOD BOY (lvl. 2) – feat. Jacuzzi Gang

Danny is A Good Boy è il terzo singolo estratto. Scritto in un linguaggio volutamente poco decifrabile, in una forma di inglese post-apocalittico, Danny Is A Good Boy è un condensato di adrenalina pura, nato dall’incontro tra PIPYA e la JACUZZI GANG, duo uo hyperpop che ha contribuito con la propria voce e melodia aliena a portare il pezzo in una dimensione distopica. L’unione di questi elementi ha generato un brano cyber-pop in cui linee e sequenze di sintetizzatori e drum machines fanno da traino per l’elettricità delle parti strumentali. Distorsioni, voci robotiche e oscillatori sono i punti di riferimento per l’estetica arcade di Danny Is A Good Boy. La quota disturbata in questa epoca di revival pop punk.

DARK ROOM (lvl. 3) – feat. Rehhll

Dark Room è il primo singolo estratto dall’album; si presenta con un’anomala estetica da clubbing che entra gradualmente in contatto con la voce evocativa di REHHLL, cantautrice sperimentale di stanza a Berlino. L’ascoltatore viene trasportato in una dimensione ambivalente, a tratti aliena ma anche umana, grazie alla giustapposizione tra sonorità elettroniche ed elementi di composizione strumentale, cifra stilistica che caratterizza tutta l’opera musicale di PIPYA. Il cantato in lingua spagnola di REHHLL, influenzata da quell’incredibile coacervo di culture, lingue e suoni che è Berlino, porta nel progetto dinamiche vocali uniche che spaziano fra diversi sottogeneri di musica elettrica e un’attitudine onirica che sembra raccontare un mondo sconvolto e surreale.

Rompendo la linearità del racconto, Dark Room è però il “livello 4” del percorso (pur essendo la prima tappa) e si svolge idealmente all’interno di un club futuristico in una metropoli distopica. Un setting che calza a perfezione le sonorità del punto di partenza di un progetto che si preannuncia affascinante e ricco di sorprese.

LAKU (lvl. 4) – feat. So Beast

Laku è stato invece il secondo singolo, che  lo vede collaborare con i So Beast duo di produttori, beat maker, musicisti e compositori di provenienze miste, di base nella campagna bolognese.  Una miscela esplosiva di sonorità industriali ed elettriche, pattern ritmici africani, dance e IDM tracciano la strada su cui le voci dei So Beast ricamano una narrazione onirica composta da visioni e allucinazioni.

Il pezzo  mostra un lato della ricerca di PIPYA legata alla costruzione di masse sonore iperdense e di stratificazioni complesse senza rinunciare all’impatto e alla chiarezza dell’ascolto. Con questa traccia si delineano in modo ancora pià netto i tratti distintivi del progetto anche da un punto di vista linguistico: infatti dopo la scelta di avvalersi delle liriche in spagnolo di Rehhll, Laku si presenta con la giustapposizione di tre nuove lingue: croato, inglese ed italiano.

CIGARETTE BREAK (lvl. 5) – feat. Nizaar

Un “bonus level” insieme al musicista e sound designer Nizaar, a costruire un’atmosfera più claustrofobica e sospesa, scandita dalle profonde note di un basso.

500 (lvl. 6) – feat. Dirt O’Malley

Due facce di Palermo: da un lato un producer, dall’altro un rapper, in un incontro come nel Tekken delle origini. “Un pugno dritto sulla faccia, ma non ho capito perché”: un pezzo che prima ti colpisce e poi ti accarezza, lasciando una breccia nel cuore.

HYPERCONDENSED (lvl. 7) – feat. Trrma’

Il duo che fonde avanguardia elettronica e hip-hop si mette al servizio di un brano che funge da raccordo fra la parte centrale e finale del disco. Una Babele ipercondensata di campionamenti vocali accompagna l’incedere avvolgente di un pezzo che sa di anni ‘90 e dell’epoca più embrionale dell’elettronica, dell’hip-hop e del mondo videoludico. Senza nemmeno una traccia di nostalgia.

WITCHES (lvl. 8) – feat. Guantanamo

Una chitarra pulita introduce l’ultimo pezzo dell’album, ma è solo un’illusione di rallentamento. Per il turbinio finale, PIPYA accoglie il flow incessante e senza confini linguistici di Guantanamo – anche attraverso un siciliano arcaico, criptico e sperimentale che si intreccia con altre lingue – e con lui dà vita a un pezzo sperimentale e visionario, che sfida le convenzioni e apre a nuove possibilità espressive. Un’alchimia perfetta che dà vita a un brano che è allo stesso tempo energico e riflessivo, innovativo e accessibile.

PIPYA

PIPYA è uno degli pseudonimi di Federico Pipia, compositore, musicista e produttore palermitano, d’adozione bolognese. Il progetto nasce dalla volontà di esplorare i confini tra le possibilità offerte dalla musica elettronica, le esperienze della musica strumentale e i vari generi della musica underground e alternativa, con la volontà di superare i limiti imposti dalle etichette e proporre una visione musicale trasversale capace di generare nuovi immaginari.

Dal vivo si esibisce come PIPYA and The GangBand, col quale riarrangia il suo repertorio alternando sonorità elettroniche a momenti di improvvisazione strumentale.

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